LA PSICANALISI SECONDO
SCIACCHITANO

"TU PUOI SAPERE,
SE IGNORI QUEL CHE SAI"

modificata il 16 aprile 2009

 

 

Un'altra dimensione di ricerca

In questo sito si sviluppa una sola idea di fondo.

Per chiarirla premetto poche e facili considerazioni sociologiche sul fenomeno associativo tra psicanalisti.

Alle associazioni psicanalitiche non interessa che sopravviva la psicanalisi. Interessa sopravvivere loro.

E ci riescono imponendo agli psicanalisti, durante il cosiddetto periodo di formazione, o catecumenato, la loro dottrina della psicanalisi. La forzatura è tale che noi psicanalisti tuttora pensiamo che la psicanalisi non sia una scienza come le altre, ma una dottrina - il termine più usato tra di noi è "tecnica" - fondata da un maestro, trasmessa da qualche presbitero, associata ad alcune manovre terapeutiche per la cura del disagio mentale. Si diventa analisti apprendendo la dottrina e applicando la tecnica terapeutica della propria scuola.

Digressione per i lacaniani.

In campo epistemico, il cosiddetto "discorso del padrone" si traduce in dottrina, che dice la verità su tutto. La dottrina esclude la dimostrazione, perché la dimostrazione è un movimento epistemico che parte dall’ignoranza e arriva al sapere, mentre la dottrina non produce alcun movimento. La dottrina è statica; prevede solo il commento e l’interpretazione della verità rivelata. La dottrina produce un doppio effetto contraddittorio. Da una parte, esclude per sempre l’ignoranza, rivelando la verità "vera", dall'altra, solidifica per sempre l'ignoranza, escludendo il movimento dimostrativo dall'ignoranza al sapere.
In effetti, la dottrina viene accettata dall’allievo – dal servo del maestro – per rimanere definitivamente ignorante e non affrontare mai più lo sforzo epistemico della dimostrazione. Da qui la ben nota e diffusa avversione per la matematica. Depuis les Grecs, qui dit mathématique dit démonstration, si legge nell’incipit degli Elements de mathématique di Bourbaki. Traduzione: dai Greci in poi comincia l’avversione per la matematica. Che i maestri di ogni tempo rinfocolano.
In altri termini, la dottrina inibisce il saperci fare con l’ignoranza – tipicamente blocca il lavoro dimostrativo. La dottrina sterilizza la fecondità dell’ignoranza, fissandola in se stessa. Se poi la dottrina è religiosa il Maestro potrà annunciare: “Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt, 5,3).
In campo dottrinario si dimentica facilmente che il lavoro dimostrativo ha due dimensioni tra loro indipendenti (ortogonali). Da una parte, conferma la tesi tramite la dimostrazione, teorica o sperimentale; dall'altra, confuta la tesi tramite un controesempio. Per contro il lavoro dottrinario ha una sola dimensione: la verifica dei dogmi. Non esistono controesempi in campo dottrinario. Ogni enunciato del maestro non viene mai confutato, ma conservato come una reliquia e “dimostrato” vero per interpretazione e commento di tutta la dottrina (esegesi). La dottrina non si autocorregge mai. In questo ogni dottrina è delirante. C'è una sola via d'uscita dalla dottrina: l'eresia. In questo la storia delle religioni e delle psicanalisi si svolgono su piani paralleli.

Fine della digressione per lacaniani.

In questo sito si tenta di uscire dai luoghi comune dottrinari "imposti" dai maestri, tentando un'altra via alla psicanalisi:

la via della scienza.

Per tanti motivi è una via più ardua di quella professionale.

Oggi si sperimenta una diffusa resistenza alla scienza. Una certa filosofia spontanea, di ascendenza fenomenologica, almeno in Europa, identifica la scienza alla tecnologia - la cosiddetta "tecnoscienza" degli autori francesi - a sua volta asservita alla produzione capitalista.

Nonostante questi fraintendimenti, in parte giustificabili, in parte non del tutto erronei, qui si cerca di pensare quale possa essere una

psicanalisi scientifica,

una psicanalisi cioè che non si regga su dottrine magistrali, divulgate dai burocrati, che sono succeduti ai maestri, all'interno di scuole speciali,

ma su ciò che da Galilei in poi costituisce il metodo scientifico:

l'elaborazione di congetture e la loro definitiva confutazione o provvisoria conferma.

Sento già un coro di obiezioni. Le conosco bene. Ne ho concertate alcune anch'io - ora arrossisco di vergogna -, ai tempi in cui frequentavo le scuole di psicanalisi. Sono obiezioni preconfezionate all'interno di ogni scuola, a difesa della propria ortodossia. Nessuno ci crede, ma tutti le ripetono meccanicamente. Sono risposte catechistiche contro gli infedeli che non credono alla psicanalisi (di quella scuola). Eccone una lista sommaria.

Allora la psicanalisi come la fisica?

No.

Anche se della fisica deve conservare l'indeterminismo eziologico e l'estetica delle simmetrie - il malfamato meccanicismo.

Come la biologia, allora?

No.

Anche se della biologia deve conservare il senso darwiniano della variabilità e della diversità infinita dei casi clinici.

Come la psicologia, intesa alla von Brentano come "scienza degli Erlebnisse intenzionali"? (Cfr. E. Husserl, La crisi delle scienze europee. Dissertazione II, Il Saggiatore, Milano 1997, p. 356)

No.

Anche se della psicologia deve conservare il carattere empirico, irriducibile a ogni filosofia trascendentale.

Come la fenomenologia, che pretende diventare scienza rigorosa del mondo della vita? (Cfr. E. Husserl, La crisi delle scienze europee, Il Saggiatore, Milano 1997, §§ 28-73).

No.

Anche se della fenomenologia deve recuperare il valore della verità soggettiva (congetturale) accanto a quella oggettiva.

Come la sociologia?

No.

Anche se della sociologia deve mantenere e ulteriormente articolare l'equazione fondamentale

privato = pubblico.

Come la linguistica?

No.

Anche se deve conoscere gli effetti di senso e di soggetto prodotti dal significante.

Come l'ermeneutica, la scienza "rigorosa" dei fenomenologi?

No.

Anche se deve far posto all'interpretazione del soggetto, magari rubando spazio all'interpretazione del senso.

Quale può essere, allora, una scienza per la psicanalisi?

Basta che convochi il soggetto della scienza?

Il soggetto cartesiano del "cogito"?

Forse.

Basta che adotti l'oggetto della scienza?

L'infinito come oggetto del desiderio?

Perché no?

E' sufficiente invocare qualche forma di logocentrismo, del tipo: "l'inconscio è strutturato come un linguaggio", il particolare logocentrismo di Lacan?

Improbabile.

A chi a questo punto voglia approfondire dal punto di vista filosofico la pars destruens del discorso sulla psicanalisi come scienza segnalo il libro molto documentato di

Vannina Micheli-Rechtman, La Psychanalyse face à ses détracteurs, Aubier Paris 2007.

E il corpo?

Non dimentichiamo il corpo in nome di qualche logocentrismo, in particolare in nome del logocentrismo lacaniano, centrato sul significante senza significato. Ma come trattare il corpo? Va trattato come corpo pulsionale, finalizzato alla soddisfazione, alla freudiana Befriedigung?

Si possono evitare considerazioni finalistiche, di marca ultimamente religiosa, che concepiscono l'azione psichica come "intenzionata"?

Intenzionata a cosa?

Alla soddisfazione sessuale, all'abbassamento dell'eccitazione, a... maggior gloria di dio.

Si possono trovare alternative alle topiche freudiane?

Con queste domande peregrine e con le rispettive risposte interlocutorie

siamo già entrati nel metodo congetturale e nel lavoro di questo sito.

Buon lavoro a chi ci ha messo piede!

A chi non vuol proseguire la navigazione nel sito e ha deciso di uscire dedico un'ultima doverosa precisazione, insieme a un cordiale arrivederci.

Scientifico, non è una parolaccia.

Scientifico significa "di nessuna scuola".

Nella storia delle scienze le scuole sono emerse in momenti di crisi (all'epoca dell'invenzione del calcolo infinitesimale, all'esordio del darwinismo, dopo l'invenzione della fisica quantistica). Hanno aiutato un pensiero incerto ad affermarsi. Poi sono giustamente tramontate. La scienza non ha bisogno di scuole. Si affida, non tanto ai singoli, che sono fragili - anche quando sono maestri - ma a un legame sociale diffuso ed epistemico, cioè autonomamente regolamentato dai criteri della logica congetturale: la fecondità, prima di tutto.

La scienza non privilegia le ipotesi realistiche, ma quelle che danno risultati nuovi e in un certo senso inaspettati. I risultati delle scuole, invece, sono ben noti e prevedibili, soprattutto in ambito psicanalitico. Le scuole riproducono sempre e solo se stesse, fino alla sclerosi.

Il motto di questo sito è

"Tu puoi sapere".

Era l'esergo della rivista aperiodica fondata da Lacan nel 1968 e chiusa nel 1976.

Si intitolava

"Scilicet",

forse ispirandosi al nome della navicella dello stemma di Parigi che

scilicet

Fluctuat nec mergitur.

A quarant'anni di distanza si può leggere il motto

à savoir

in modo meno categorico (meno sessantottino) di un tempo, per esempio in modo condizionale:

"Se non ti lasci indottrinare, allora tu puoi sapere"

o, detto in modo più epistemico:

"Se dimentichi il sapere che hai acquisito,

allora puoi sapere qualcosa di nuovo".

La bipartizione di questo sito tra sapere in essere (nei libri) e sapere in divenire (negli strumenti, ivi compresi la poltrona e il divano), risponde a questo programma epistemico.

L'esercizio dell'ignoranza qui proposto è simile a quello dell'ascolto "ugualmente fluttuante" (gleichschwebende) dell'analisi: un sapere locale che "naviga e non affonda" nel sapere globale. In analisi, sia l'analista sia l'analizzante trascurano di ascoltare il senso comune - lo mettono tra parentesi, dice il fenomenologo - per cogliere il senso fuori dal comune dell'inconscio. Si tratta di un esercizio, quindi di una pratica, con una propria coerenza interna. Non è arbitrario ignorare, come non è arbitrario non ascoltare. In un certo senso più sai, più devi ignorare.

Conservo in proposito un vago ricordo di scuola di un filosofo stoico, credo un qualche Diogene, ma non quello cinico che gironzolava di giorno con una lampada accesa, dicendo che cercava l'uomo. Questo filosofo, meno fatuo – meno umanistico – del cinico, paragonava il sapere a una lampada. (Doveva essere un platonico, esponente della tanto gettonata metafisica della luce.) Più la lampada è forte, più ampia è l'area illuminata, quindi più ampia è la zona di buio che la circonda. Insomma, sembra un paradosso, di quelli che piacciono tanto ai fenomenologi:

"Più sai, meno sai".

O meno paradossalmente, quindi più scientificamente,

"più sai, più ti tocca sapere".

Chi mi aiuta a ritrovare il nome di questo filosofo,

che a suo tempo ispirò il motto del mio ex libris:

"Ignorare sempre di più"?

Purtroppo, non amando i paradossi - che ritengo l'espressione di una logica di serie B - per dare, dopo tante indicazioni negative, un'indicazione positiva sul luogo epistemico che potrebbe contenere la scienza della psicanalisi, non so inventare niente di meglio che il titolo paradossale di

scienza dell'ignoranza.

Titolo che - paradosso a parte - offre il vantaggio di dare una definizione semipositiva della scienza psicanalitica. Certo, il titolo proposto da Lacan di "scienze congetturali" non soffre di inclinazioni paradossali, ma è troppo generico, includendo tutte le scienze umane, mentre la psicanalisi sembra ai più e giustamente una "scienza disumana".

Arrivato alle soglie dell'etica scientifica, la cui prima massima è:

"devi ignorare di più",

chi volesse approfondire il discorso etico e continuare a navigare in questo sito può collegarsi a

la morale del sito.

Chissà che qualcuno, stimolato dalla problematica sollevata in questo sito, non arrivi a una prima, provvisoria e approssimativa, proposta di scienza psicanalitica, giusto l'ammonimento di Lacan:

"Preparare la scienza rettificando la posizione dell'etica"

(J. Lacan, Kant con Sade (1963), in Ecrits, Seuil, Paris 1966, p. 765).

Il riferimento a Lacan non è casuale. Personalmente ho un grosso debito con il pensiero di Lacan. Da lui per primo ho sentito parlare di "soggetto della scienza". Sono rimasto affascinato dal suo questionamento della scienza da parte della psicanalisi. Nel famoso discorso di Roma del 1953, il suo manifesto logocentrico, leggo un programma di ricerca simile al mio:

"Si la psychanalyse peut devenir une science, – car elle ne l'est pas encore –, et si elle ne doit pas dégénérer dans sa technique, – et peut-être est-ce déjà fait –, nous devons retrouver le sens de son expérience".

(J. Lacan, Fonction et champ de la parole et du language en pshychanalyse, 1963, in Ecrits, Seuil, Paris 1966, p. 267).

Ma ecco la piccola differenza. Essendo di formazione scientifica - e non fenomenologica, come lo psichiatra Lacan - non cerco il "senso della mia esperienza". A me interessa solo individuare e circoscrivere il campo dove una scienza psicanalitica possa essere edificata. Che senso avrà, se ne avrà uno, una volta edificata, non è affar mio stabilirlo. Il senso è una faccenda per spiriti religiosi, non per menti scientifiche.

Ancora interessato alla

morale del sito?

Eventualmente sei interessato alla giustificazione della dicotomia presentata in questo sito tra

sapere in essere e sapere in divenire.

In questo caso vai alla pagina

Forme di sapere.

Se hai interessi più pratici vai alla pagina

E la terapia?

Forse ti sorprenderà.

La domanda sulla terapia mi offre la gradita occasione per segnalare l'uscita da Costa e Nolan del libro di Cesare Viviani

L'autonomia della psicanalisi.

L'autore adotta senza mezzi termini la tesi che la psicanalisi, se vuole sopravvivere, deve autonomizzarsi dalla pratica psicoterapica. Naturalmente, essendo un poeta, non propone come in questo sito la scientifizzazione della psicanalisi. Propone la via della psicanalisi come pratica estetica, cioè come pratica di quel che non si può dire in un concetto cartesianamente chiaro e distinto - io direi "categorico". Credo che la via estetica e la via scientifica alla psicanalisi, anche se non convergenti, vadano nella stessa direzione: liberare la psicanalisi dalla morsa medica dell'adeguamento al conformismo vigente.

La mia è ben più che una fede. Lo affermo a ragion veduta e su un fatto facilmente accertabile: il criterio di verità adottato dall'estetica e dalla scienza, che è analogo per entrambe. Infatti, in nessuna delle due vale il criterio conformistico di verità come adeguamento. L'adeguamento della rappresentazione alla cosa vale nel cognitivismo, che non è scienza, e vale nella riproduzione commerciale, che non è arte. In entrambe - nell'arte e nella scienza - vale il criterio di verità come fecondità. Una teoria scientifica è vera se produce altre teorie scientifiche. Un'opera d'arte è vera - cioè bella - se produce altre opere d'arte, cioè altre emozioni estetiche.

In questo senso da noi psicanalisti vanno promosse entrambe, sia la scienza sia l'estetica psicanalitiche. Se Cesare Viviani avesse meno paura dei marchingegni informatici, segnalerei qui il suo sito.

Comunque, segnalo alla pubblica riflessione la necessità di pensare seriamente a una nuova forma di legame sociale tra psicanalisti - non strutturato né come in chiesa né come nell'esercito - dove i tentativi di autonomizzare la psicanalisi e dal conformismo delle psicoterapie e dalla rigidità delle dottrine scolastiche possano confluire e manifestarsi in modi meno rapsodici che in un libro o in un blog.

Freud si chiedeva se si dovesse insegnare la psicanalisi nelle università. Chissà? Forse sarebbe stato meglio insegnare la psicanalisi nelle università - dove il rischio è che quello psicanalitico diventi un insegnamento vuoto - piuttosto che nelle scuole di psicoterapia - dove il rischio è che si riempia di... luoghi comuni. Ma più probabilmente il luogo specifico della convivenza degli psicanalisti, alla larga dalle discariche psicoterapeutiche, è ancora da inventare. Per ora è un non luogo, utopia.

Segnalo, da ultimo, un vantaggio concreto che il luogo scientifico, ammesso che esista, offrirebbe alla psicanalisi. Se la psicanalisi fosse una scienza non ci sarebbe bisogno di difenderla dai suoi detrattori. Non si esercita “detrazione” nei confronti della fisica o della biologia. La detrazione si esercita giustamente nei confronti delle dottrine, in particolare nei confronti delle dottrine religiose. L’energia spesa in difesa dagli psicanalisti potrebbe essere usata più vantaggiosamente in attacco: per promuovere la scienza psicanalitica.

 

Dalì a qui

 

QUESTO SITO E' PER DEFINIZIONE IN COSTRUZIONE

(torna alla home)

egion4

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SAPERE IN ESSERE

SAPERE IN DIVENIRE

Torna alla Home Page